In Portogallo, il recupero di un calamaio eccezionalmente conservato ha aperto un dibattito sulla tecnologia, l’alfabetizzazione e il commercio ai confini occidentali dell’Impero romano. Si tratta di una scoperta di enorme portata storica. Il ritrovamento, pubblicato sulla rivista Archaeological and Anthropological Sciences, è avvenuto a Conímbriga, uno degli insediamenti romani meglio conservati del Portogallo.
Scoperta archeologica di un calamaio dell’Impero Romano che riscrive la storia della scrittura antica

Conímbriga, originariamente abitata da comunità celtiche, fu incorporata nell’ambito romano nel II secolo a.C. e fiorì fino a diventare municipium nella seconda metà del I secolo d.C. La sua prosperità si mantenne fino all’invasione sveva nel 468, che segnò il suo definitivo declino.
Durante i recenti scavi, il team del Museo Nazionale di Conímbriga ha recuperato un atramentarium, il termine latino che designa questi piccoli vasi che gli scribi romani portavano con sé o collocavano sulle loro scrivanie, come riferisce Marisol Collazos.
Sebbene esistano reperti simili in altre regioni, questo esemplare è il primo del suo genere identificato nella penisola iberica, il che indica connessioni commerciali di lungo raggio tra questo territorio e i centri di produzione del nord Italia o della valle del Reno.
La cosa più sorprendente non era la sua struttura metallica, ma il contenuto che conservava: resti secchi di inchiostro originale. Questa circostanza eccezionale ha permesso di effettuare analisi chimiche dirette, cosa estremamente rara, poiché lo studio degli inchiostri antichi si limita solitamente alle tracce presenti su papiri o pergamene.
Analisi chimica dell’inchiostro romano: ingredienti e tecnologia millenaria
Grazie a tecniche avanzate di archeometria, i ricercatori hanno determinato che la miscela recuperata corrispondeva a un inchiostro misto, una formula complessa che combina risorse locali e conoscenze tecniche ereditate.
Le analisi hanno rivelato questi quattro grandi gruppi di componenti:
- Pigmenti di carbone provenienti dalla fuliggine generata dalle resine di conifere, identificati tramite il marcatore chimico retino.
- Elementi ferrogallici ottenuti da tannini vegetali combinati con solfato di ferro, una miscela che intensificava il colore nero.
- Nero d’osso, con fosfato di calcio derivato dalla calcinazione di resti animali.
- Leganti naturali, come gomma arabica, resine, cera d’api e grassi animali, responsabili dell’adesione e della stabilità dell’inchiostro.
Questa composizione, sebbene destinata ad usi quotidiani, rivela una notevole sofisticatezza. Non si trattava dell’inchiostro imperiale riservato all’amministrazione di alto rango, ma di una miscela funzionale, pratica e accessibile a commercianti, funzionari, ecc.
Conímbriga e la cultura scritta nell’ovest dell’Impero romano

Il calamaio dimostra che anche nei territori periferici esisteva una produzione locale altamente specializzata di materiali di scrittura. La sua lega ricca di piombo indica la partecipazione di artigiani qualificati e una domanda costante di utensili legati alla cultura scritta.
Attualmente, l’oggetto fa parte della mostra permanente del Museo Nazionale di Conímbriga. I ricercatori continuano a studiare possibili laboratori legati alla fornitura di resine o galle vegetali per ricostruire l’intero circuito di produzione.



